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“Giovani immigrati a Sassuolo: scuola, lavoro, socialità”: conferenza-dibattito mercoledì 15 giugno

E’ promossa da Cgil Cisl Uil di Sassuolo la conferenza-dibattito di mercoledì prossimo 15 giugno alle ore 18 presso la sala Biasin (via Rocca 22), dal titolo “Giovani immigrati a Sassuolo: scuola, lavoro, socialità” per approfondire il tema delle seconde generazioni dei nuovi cittadini sassolesi e modenesi. Ovvero i tanti ragazzi e ragazze, figli di immigrati, nati in Italia e che si sentono cittadini italiani, che in Italia studiano e lavorano, che qui stanno realizzando il loro progetto di vita.

Quali sono le loro aspettative? Che opportunità offre loro il territorio per quanto riguarda l’istruzione, la formazione, il lavoro? A che tipo di relazioni sociali aspirano e quali sono le occasioni offerte? A distanza di 30 anni dalla prima ondata migratoria nel sassolese, che livello di integrazione è stato raggiunto in particolare rispetto ai giovani?

A Sassuolo il 13,1% della popolazione è immigrato (dato superiore alla media provinciale che è pari al 12% – dati 31.12.2009 Osservatorio demografico della Provincia sull’immigrazione), e a livello provinciale si registra una forte incidenza sul totale dei residenti delle fasce di età più giovani degli immigrati (in particolare le fasce 0-4 anni, 20-24 anni, 25-29 e 30-34 anni).

La forte presenza delle giovani generazioni dei figli di immigrati deve dunque orientare le politiche sociali, di accoglienza e di formazione, evitando però spazi separati e offrendo uguali opportunità a tutti i cittadini.

Purtroppo la legislazione nazionale in tema di immigrazione (Legge Bossi-Fini) considera i nuovi cittadini solo come forza lavoro ancorando la loro presenza sul territorio al rapporto di studio o al contratto di lavoro, limitando nei fatti l’esercizio dei tanti diritti costituzionali primo fra tutti il diritto di voto.

La situazione di crisi economica amplifica e peggiora le condizioni di vita dei cittadini immigrati che perdendo il lavoro e non trovandone un altro entro 6 mesi, perdono anche il permesso di soggiorno, anche se sono sul territorio da decenni.

Di questi temi sono chiamati a discutere diversi interlocutori nel pomeriggio di mercoledì 15 giugno.

L’iniziativa si apre alle ore 18. Presiede Fiorella Prodi della segreteria Cgil Modena, Francesco Cancilla coordinatore Cgil Sassuolo tiene la relazione introduttiva, a seguire gli interventi di Gian Luigi Giacobazzi dirigente scolastico 2° Circolo Didattico Sassuolo, Luca Caselli sindaco di Sassuolo, Francesco Ori assessore provinciale al Lavoro. Conclusioni di Pasquale Coscia della segreteria provinciale Cisl.

Alle 19.30 aperitivo per tutti gli intervenuti.

L’iniziativa continua alle ore 20 con la proiezione del video reportage “6 domande sulla vita, l’amore, la morte e il mistero di Dio” a cura di Elena Bellei con la collaborazione dell’artista Fabio Bonetti e il fotografo Mauro Terzi, realizzato dal Centro Stranieri del Comune di Modena. La proiezione sarà anticipata da letture dell’attore Francesco Rossetti con accompagnamento musicale del clarinettista Claudio Ubertosi.

Trenta ore di girato (selezionato e ridotto a una quarantina di minuti) che ha visto succedersi davanti ad una camera fissa donne e uomini, italiani e stranieri, (Marocco, Polonia, Germania, Ukraina, Martinica, Albania, Filippine, Etipia, Senegal, Nigeria, Iraq, ex Urss) a raccontare frammenti di vita attraverso sentimenti universali: la memoria, il rimpianto, l’amore, Dio, la morte, la speranza.

“6 domande sulla vita”, secondo gli autori, rappresenta il tentativo di rintracciare, nelle differenze culturali il filo rosso dei sentimenti che accomuna gli esseri umani, cogliendo somiglianze e comuni interessi, presupposto per una reale convivenza. Come dire: se il tema dell’ immigrazione e della appartenenza religiosa produce il più delle volte contrasti e separatezze, tentare di fare affiorare l’universalità dei sentimenti umani offre un nuovo punto di vista e apre a nuove sfide.

Punti di vista, ambizioni, speranze, o semplicemente ricordi e aneddoti di vita restituiscono l’immagine di una comunità in cambiamento, i cui tratti comuni, quelli che più uniscono e mettono in relazione persone ed esperienze, si rivelano forse il punto di partenza per la costruzione di una nuova comunità.

“Con 6 domande sulla vita – spiega Elena Bellei – abbiamo voluto raccontare ciò che di più comune alberga nel cuore degli umani. Ciò che, tra indiscutibili differenze di natura e cultura, rende più simili le nostre biografie. In fin dei conti siamo tutti venuti al mondo attraverso la porta stretta di una madre, abbiamo avuto un’infanzia e, forse, almeno una volta nella vita ci siamo interrogati, credenti e non credenti, sul mistero di Dio o sul senso stesso del nostro essere al mondo. Non è questa comune condizione l’ antidoto naturale alla distanza tra culture e alla forzatura di chi la predica?”.

Hanno risposto alle domande 25 volontari modenesi, di nascita o acquisiti: Alina, Flo, Samba, Almut, Samuel, Barbara e tanti altri, per un totale di trenta ore di girato, ridotte infine a 45 minuti. Ognuno ha risposto per sé, non in rappresentanza di una famiglia, un’etnia, una comunità o una chiesa. Non una testimonianza in nome e per conto di qualcosa o qualcuno, ma una sorta di monologo interiore, ora divertito, ora commosso, e certamente autentico.


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IL PAPA ALLA CARITAS INTERNATIONALIS: SIETE UN ORGANISMO ECCLESIALE, NON FILANTROPICO

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza i partecipanti all’Assemblea generale della Caritas Internationalis, a cui ha voluto ricordare che “Caritas Internationalis è diversa da altre agenzie sociali perché è un organismo ecclesiale, che condivide la missione della Chiesa. Questo è ciò che i Pontefici hanno sempre voluto e questo è ciò che la vostra Assemblea Generale è chiamata a riaffermare con forza”. Il Papa ha sottolineato che di conseguenza l’organizzazione, composta dalle 165 Caritas nazionali, ha un compito particolare. “Essere nel cuore della Chiesa; essere in grado, in certo qual modo, di parlare e agire in suo nome, in favore del bene comune, comporta particolari responsabilità in termini di vita cristiana, sia personale che comunitaria. Solo sulle basi di un quotidiano impegno ad accogliere e vivere pienamente l’amore di Dio, si può promuovere la dignità di ogni singolo essere umano”.

Negli anni passati ci sono state polemiche legate alla cooperazione della Caritas con agenzie internazionali che non condividono la politica della Chiesa sulla vita umana, e in particolare l’aborto. Benedetto XVI oggi ha ricordato che “ciascun cattolico, anzi, in verità, ogni uomo, è chiamato ad agire con coscienza purificata e con cuore generoso per promuovere in maniera decisa quei valori che spesso ho definito come ‘non negoziabili’”.

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25°ANNIVERSARIO DEL DISASTRO NUCLEARE DI CHERNOBYL: UNA FUNZIONE IN MEMORIA DI 800.000 “LIQUIDATORI”

ESTERI (Mosca)- Un significato importante assume la funzione religiosa che si è svolta, ieri, a Kiev in memoria delle 800mila vittime del disastro nucleare di Chernobyl che rischiarono la vita 25 anni fa per ripulire’ la centrale e i villaggi. La messa di commemorazione, celebrata dal patriarca russo-ortodosso Kirill, ha assunto un valore ancora più rilevante poiché memore dell’incidente nucleare di Fukushima in Giappone. La cerimonia è stata celebrata nel quartiere Darnitsa, nella chiesa di San Michele Arcangelo presso la quale è stato eretto un monumento ai “liquidatori”, quelle persone che hanno rischiato di perdere la vita per ripulire la centrale, i villaggi e le strade; spostare con le loro mani il materiale contaminato; seppellire con le pale quintali di scorie e materiale radioattivi. 

Durante la funzione il Patriarca si è così espresso:“Questi uomini hanno portato a Dio il dono più grande che può fare un uomo: una vita data per gli altri”. Yuri Andreev, presidente dell’associazione “Unione Chernobyl Ucraina”, ha ricordato che in totale i liquidatori furono 829mila, di cui 356mila provenienti dal territorio ucraino e i superstiti furono 219mila. Nel lontano 26 aprile 1986, vi fu la prima di una serie di esplosioni che distrusse il reattore e il fabbricato della quarta unità della centrale elettronucleare di Chernobyl, divenendo così il più grande disastro tecnologico del XX secolo. 

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“ORGOGLIOSA DI ESSERE FIGLIA DI UNA COMUNITÀ MISERICORDIOSA”, ASIA BIBI RINGRAZIA COMUNITÀ CRISTIANE

ESTERI (Pakistan)- La Fondazione Masihi, il 20 aprile, promuove la “Speciale Giornata di Preghiera” in cui tutte le comunità cristiane del mondo sono invitate a ricordare Asia Bibi, la donna condannata a morte per blasfemia e rinchiusa nel carcere di Sheikupura (in Punjab), e le vittime innocenti della legge sulla blasfemia. Informata dell’iniziativa, tramite l’agenzia Fides tramite la “Fondazione Masihi, la donna è scoppiata in lacrime perché tutto il mondo la ricorderà nella preghiera.
“Sono grata alla Fondazione Masihi per aver organizzato un simile evento, che mi dà una speranza per vivere.”ha dichiarato la donna che aggiunge:” Mi sento amata dalla Chiesa cattolica e da tutte le comunità cristiane del mondo. Sono orgogliosa di essere figlia di una comunità tanto amorevole e misericordiosa”.

Nonostante Asia Bibi sia piegata dalla malattia, dal digiuno quaresimale che le ha debilitato il fisico, grazie alla fede in Gesù Cristo, il morale della donna è alto e, per questo motivo, manda un messaggio di pace e di amore a tutto il mondo: “Voglio dire grazie ad ogni sorella, ad ogni fratello, ad ogni monaca e sacerdote che prega per me, e specialmente al Santo Padre. Spero con tutto il cuore che questa Quaresima e tutte le preghiere possano donarmi la libertà e la felicità alla mia famiglia”.

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DALLA CARITAS 2.500 POSTI IN 93 DIOCESI ITALIANE PER ACCOGLIERE PROFUGHI E IMMIGRATI

CHIESA CATTOLICA (Roma) – Duemilacinquecento posti distribuiti in 93 diocesi sono a disposizione per l’accoglienza dei profughi che i conflitti in Nord Africa stanno spingendo sulle coste italiane. Lo ha annunciato il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), mons. Mariano Crociata, illustrando oggi a Roma in conferenza stampa il comunicato finale del Consiglio permanente dell’organismo dei Vescovi italiani, svoltosi dal 28 al 30 marzo scorsi. Le strutture disponibili per l’accoglienza nelle Diocesi italiane afferiscono direttamente o indirettamente alle Caritas; duecento posti sono stati trovati nella “Casa della fraternità” dell’Arcidiocesi di Agrigento, “la più esposta – ha spiegato Crociata – all’emergenza profughi per la presenza nel suo territorio dell’isola di Lampedusa e, per questo, anche la più sostenuta da Caritas italiana”.

Si tratta di un segno concreto, ha affermato mons. Crociata, che si accompagna “all’incoraggiamento all’accoglienza verso persone che rischiano la vita, non solo per venire in Italia ma già nei Paesi d’origine, che la Chiesa italiana rivolge a tutti”. Anche all’Europa. Infatti, “un coinvolgimento degli altri Paesi dell’Unione, sia per quanto riguarda l’emergenza immediata che per le esigenze di più lunga durata, rappresenta un test del livello di tenuta dello stesso processo di unificazione europea che non può essere limitato all’aspetto economico, ma deve investire soprattutto quello sociale”. Un “metodo” quindi, quello del coinvolgimento dei Paesi europei, per creare “una cultura condivisa”. Significativo il richiamo del Card. Bagnasco alla “necessità che l’Europa che è, non da oggi, in debito verso l’Africa sappia evitare l’illusione di poter vivere sicura chiudendo le porte al grido dei popoli in difficoltà: soltanto autentiche politiche di cooperazione potranno assicurare a tutti sviluppo e pace duratura”. A questo riguardo “la Chiesa in Europa non è insensibile”, ha affermato mons. Crociata, preannunciando un intervento del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee sull’emergenza umanitaria determinata dalle tensioni politiche in Nord Africa.

Sull’intervento militare in Libia “la preoccupazione costante dei Vescovi – ha sottolineato Crociata – è stata la tutela dei civili inermi e dei più deboli, che muta a seconda delle circostanze”, nella convinzione che “vada perseguita la strada della diplomazia come premessa per individuare una ‘via africana’ per il superamento dei conflitti”. Nel corso dei lavori del Consiglio permanente, “alla lettura credente del momento presente” si è accompagnata la “valutazione del momento culturale in Occidente”, che “riguarda anche il modo di reagire a queste situazioni di crisi”. La tentazione di chiudersi nel particolare e nel privato, frutto di un “paradigma antropologico che sostituisce la persona con l’individuo”, interpella, secondo mons. Crociata, “il nostro sforzo educativo”, richiamando alla necessità di “aprire a una visione più ricca dell’essere umano non solo come individuo ma come essere sociale”. In questa temperie culturale si inserisce il problema demografico, al quale sarà dedicato il prossimo
Rapporto del Progetto culturale della CEI.

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AFRICA, BENEDETTO XVI LANCIA UN APPELLO PER LA PACE IN COSTA D’AVORIO

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Nei suoi saluti in francese dopo l’Udienza generale di ieri, Benedetto XVI ha rivolto un “pressante appello” affinché si ristabilisca l’ordine in Costa d’Avorio, Paese travagliato dagli scontri seguiti alle elezioni presidenziali. “Da molto tempo, il mio pensiero si rivolge spesso alle popolazioni della Costa d’Avorio, afflitte da dolorose lotte interne e gravi tensioni sociali e politiche”, ha affermato il Papa rivolgendosi ai pellegrini francofoni. “Mentre esprimo la mia vicinanza a tutti coloro che hanno perso una persona cara e sono vittime di violenza, lancio un pressante appello perché si intraprenda al più presto un processo di dialogo costruttivo per il bene comune”.

In Costa d’Avorio si stanno affrontando le forze repubblicane, ex ribelli che sostengono il Presidente eletto Alassane Ouattara, riconosciuto dalla comunità internazionale, e le forze di sicurezza, rimaste fedeli al presidente uscente, Laurant Gbagbo, che non riconosce la vittoria di Ouattara al ballottaggio presidenziale del novembre scorso. La “drammatica opposizione” che si vive nel Paese, ha sottolineato il Pontefice, “rende più urgente il ripristino del rispetto e della convivenza pacifica”. “Nessuno sforzo deve essere risparmiato. Con questi sentimenti, ho deciso di inviare in questo nobile Paese il Cardinale Peter Kodwo Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio ‘Giustizia e Pace’ al fine di esprimere la mia solidarietà e quella della Chiesa universale alle vittime del conflitto e promuovere la riconciliazione e la pace”. Le parole del Pontefice sono state accolte con grande gioia dalla Chiesa in Costa d’Avorio. “Siamo felici per le parole del Santo Padre e lo ringraziamo per questo. Speriamo che la sua voce sia ascoltata”, ha confessato all’agenzia vaticana Fides monsignor Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan. Il presule ha ammesso che la “situazione umanitaria è fuori controllo” e che “vi sono migliaia e migliaia di sfollati provocati dai combattimenti”.

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CUBA, LE DIFFICOLTÀ E I SUCCESSI DEI 60 MEDIA CATTOLICI CHE FANNO COMUNICAZIONE SOCIALE SU INTERNET

CHIESA NEL MONDO (CUBA) – Intermirifica.net, il “wiki-direttorio globale dei mezzi di comunicazione della Chiesa Cattolica”, ha da poco pubblicato la lista dei media cattolici della Chiesa cattolica a Cuba. Si può constatare l’esistenza di circa 60 entità che svolgono attività di comunicazione sociale in questo Paese in cui la Chiesa non possiede stazioni radio né canali televisivi. Il panorama comunicativo della Chiesa cubana che emerge dalle “pagine gialle della comunicazione cattolica” riflette il processo e l’evoluzione delle forme di annunciare la Buona Novella perché questa abbia risonanza nella società attraverso le sue 52 pubblicazioni (stampate e virtuali), almeno 6 uffici di comunicazione e 2 strutture di produzione.

Tutte queste realtà hanno scarso accesso a Internet. Qual è stato, però, questo processo interno della comunicazione ecclesiale a Cuba? Dopo vari decenni di silenzio sono stati fatti passi concreti con la nascita, nel 1967, della pubblicazione “Vida Cristiana”, che per la sua produzione è passata per il mimeografo e la carta carbone; diventata popolare negli anni Novanta, si è poi trasformata in centinaia di foglietti o piccoli bollettini per la catechesi e la missione e in pubblicazioni parrocchiali e di gruppi (periodiche e per certe occasioni). Grazie a questi piccoli bollettini, molte persone hanno ricevuto per la prima volta notizie sulla Chiesa e su Gesù Cristo. Già nel 1995 la Rete Informatica della Chiesa in America Latina (RIIAL) aveva implementato una rete digitale interna di comunicazione interdiocesana attraverso la Nunziatura Apostolica e la Conferenza Episcopale che, tra le altre cose, è servita alla preparazione della visita di Papa Giovannni Paolo II nell’isola. Dopo lo storico viaggio del Pontefice nel gennaio 1998, si è sistematizzato l’accesso dei Vescovi alle reti provinciali dell’unica radio ufficiale in date significative o celebrazioni importanti dell’anno liturgico (Natale o Settimana Santa), nonché la trasmissione televisiva di allocuzioni occasionali di Vescovi e di celebrazioni rilevanti della Chiesa a Cuba e nel mondo. Con il “boom di Internet”, alla fine degli anni Novanta, nonostante lo scarso accesso nell’isola, alcuni bollettini hanno iniziato ad essere pubblicati sulla web, ha spiegato l’ingegnere delle Telecomunicazioni María López, responsabile della Commissione per i Mezzi di Comunicazione dell’Arcidiocesi di Santiago di Cuba e attuale coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa (UCP-Cuba). “La Diocesi di Pinar del Río e la sua rivista ‘Vitral’ sono state pioniere nella comunicazione digitale, e hanno compreso molto presto che lo spazio pubblico che apriva Internet doveva essere usato per diffondere l’annuncio della Parola di Dio, missione principale di ogni cristiano e di tutta la Chiesa”, ha affermato.

“A poco a poco, altre pubblicazioni importanti hanno compiuto il salto: ‘Palabra Nueva’, ‘Espacio Laical’, ‘Bioética’…, il che non solo ha permesso loro di ampliare in modo virtuale il numero dei lettori, ma ha aperto la possibilità dell’immediatezza e del contatto ‘personale’, la possibilità dello scambio e il dibattito pubblico, limitato sicuramente dalla loro frequenza nella versione stampata”. Lo sforzo delle pubblicazioni stampate per entrare nell’era digitale ha incontrato e incontra grande difficoltà a causa dell’accesso a Internet. L’ingegnere Sergio Lázaro Cabarrouy, incaricato della RIIAL a Cuba, valuta il processo di digitalizzazione della comunicazione ecclesiale nell’isola affermando che “l’accesso a Internet è ancora molto limitato, per cui lo è anche per una gran parte del popolo che costituisce la Chiesa”. “Nella sede della Conferenza Episcopale e nei Vescovadi ci sono accessi a Internet che non superano i 64 Kbps, uno solo dei quali è per linea diretta, gli altri per linea telefonica. Alcune case religiose o parrocchie hanno accessi telefonici propri perché vi risiede qualche sacerdote o religiosa che viene da un altro Paese in missione. I cubani non possono ancora avere accesso a Internet in casa, per cui pochi agenti di pastorale usano sistematicamente la rete”. In questo senso, bisogna ricordare che è stato lo stesso presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, a dichiarare pubblicamente durante la sua ultima visita ufficiale a Cuba nel novembre 2008 di auspicare che la Chiesa cubana potesse avere pian piano un accesso normale ai grandi mezzi di comunicazione offerti oggi dalle nuove tecnologie. Sergio Lázaro Cabarrouy, responsabile del blog creerencuba.org, ha spiegato che “in alcune Diocesi, parrocchie e istituzioni religiose si sono formati servizi informativi come siti web e bollettini, che ricevono centinaia e a volte migliaia di visite quotidiane, il 40% delle quali nell’isola. Sono poche, ma quelle poche ci interessano. Sono i primi passi per arrivare alle molte che speriamo di servire quando l’accesso migliorerà”.
Sia la coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa che il responsabile di RIIAL-Cuba concordano sul fatto che lavorare in rete è davvero la grande sfida, che presuppone la certezza che “l’opera delle nostre mani (pubblicazioni, siti web, servizi informativi…) non è nostra ma di Dio; tutto ciò presuppone grandezza di cuore per saper essere umili”, ha dichiarato María López da Santiago de Cuba.

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SICILIA – CHIESE DI DIVERSE CONFESSIONI UNITE PER L’ACCOGLIENZA

MARSALA – I cristiani di diverse confessioni – cattolici, pentecostali, valdesi – che periodicamente si incontrano a Marsala, per percorrere insieme la strada dell’Ecumenismo, nei giorni scorsi si sono rivolti all’Amministrazione comunale di Marsala per un intervento umanitario rivolto ad accogliere gli immigrati dalla coste dell’Africa, ospitando, in proprie strutture e con l’ausilio del volontariato locale, un certo numero di nuovi immigrati, con particolare attenzione alle donne e ai minori.

Ecco il testo completo:

Come cristiani di diverse confessioni – cattolici, pentecostali, valdesi –periodicamente ci incontriamo, qui a Marsala, per percorrere insieme la strada dell’Ecumenismo.. Ci siamo incontrati, alcuni giorni fa, molto preoccupati per quanto sta avvenendo nei Paesi delle coste africane del Mediterraneo e in alcuni altri Paesi del Vicino Oriente. Abbiamo discusso il “Comunicato stampa del Tavolo Asilo” del 25 febbraio 2011, che tra l’altro invita a “realizzare, anche con il concorso delle istituzioni locali e della società civile, iniziative di accoglienza e solidarietà”. Non potendo valutare adeguatamente quanto accade, preghiamo affinché le giuste aspirazioni al rispetto della vita, alla dignità e alla libertà si possano realizzare in paesi con democrazie compiute. La Sicilia è a poche miglia dalle coste africane e tutta l’Italia è protesa nel centro del Mediterraneo verso i suoi fratelli africani, con i quali condivide quest’unico mare, un mare che unisce e favorisce la reciproca conoscenza. La fuga dalla miseria e dalla guerra sta portando verso la Sicilia, verso Lampedusa (chiamata con trasparente metafora dai profughi “porta d’Europa”) migliaia di persone. Il Governo italiano è preoccupato, teme un’ “invasione”. Come accogliere centinaia di migliaia di nuovi immigrati? Proprio in questi giorni abbiamo ricordato il ventennale della straordinaria capacità di accoglienza mostrata dalla città di Brindisi, che da sola riuscì ad ospitare oltre ventimila albanesi arrivati – in un sol giorno! – dinanzi al suo porto. In un momento di straordinaria accelerazione della storia e di enormi difficoltà nei paesi nostri confinanti riteniamo che dobbiamo aprirci all’accoglienza e rendere concrete le parole della Bibbia “ Quando qualche straniero abiterà con voi nel vostro paese non gli farete torto. Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso” ( Levitico, 19,33) e ancora, le parole di Gesù “ Venite, voi, i benedetti del Padre mio…Perché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, fui straniero e mi accoglieste…” (Matteo,25,34-35).

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GIAPPONE, LA CARITAS DI ROMA LANCIA UNA COLLETTA DI SOLIDARIETÀ PER I TERREMOTATI

SOLIDARIETÀ (Roma) – La Caritas diocesana di Roma, rispondendo alla mobilitazione della Chiesa giapponese, ha promosso una colletta di solidarietà attraverso parrocchie, scuole, associazioni ed altre istituzioni cattoliche. Caritas Giappone fin dai primi giorni dall’enorme calamità naturale ha attivato una pronta risposta alle prime emergenze “operando in stretta collaborazione con le altre Ong presenti sul posto”, come ha spiegato a Radio Vaticana il direttore esecutivo della Caritas Giappone, padre Daisuke Narui. Narui ha dichiarato che tale tragedia, nonostante l’entità dei danni che ha provocato, potrà trasformarsi per il popolo giapponese e per tutta la Chiesa in “un’opportunità” ed in “una sfida a testimoniare l’amore”.

Riprendendo le parole del Santo Padre Benedetto XVI all’Angelus di domenica scorsa, padre Narui ha detto: “prego per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi, ed incoraggio quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto”. La Caritas di Roma promuove la colletta per tutti coloro che vogliano esprimere un segno di speranza e di vicinanza attraverso un contributo concreto. Gli interventi di aiuto verranno forniti attraverso la rete di Caritas Internationalis, che affiancherà la Chiesa giapponese nella delicata fase delle operazioni di soccorso e di ricostruzione.

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