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Bari: esplode la protesta nel Cara, gli immigrati bloccano la statale 16 e la ferrovia per chiedere tempi certi al riconoscimento dello status umanitario.

Blocco parziale della statale 16 e delle ferrovia, atti di ostilità verso le forze dell’ordine e danneggiamenti al Centro di accoglienza che li ospita. È quanto accaduto ieri a Bari a seguito della protesta degli immigrati ospiti del Cara che hanno inscenato una manifestazione per lamentare i lunghi tempi di attesa del rilascio dello status umanitario, per molti dei quali supera i 7 mesi.
È la seconda protesta di questo tipo, dopo quanto accaduto la scorsa settimana a Mineo, che fa scattare un campanello di allarme per le condizioni critiche che si registrano nei centri e per i pericolosi processi di emulazione. Una manifestazione che, lungi da attirare solidarietà per gli immigrati, ha rischiato di degenerare per il blocco del traffico automobilistico e ferroviario per diverse ore.
La protesta si è conclusa con un bilancio pesante – 50 feriti lievi tra le forze dell’ordine ed alcuni automobilisti e 30 fermati tra i manifestanti – dopo la mediazione realizzata dai funzionari della Prefettura, della Questura e rappresentanti del Comune di Bari e della Regione Puglia.
Secondo la promessa fatta ai manifestanti, per domani è previsto un incontro nella Prefettura di Bari presieduto dal sottosegretario Mantovano nel corso del quale si cercherà di trovare una soluzione.
Al vertice parteciperanno anche il Capo del Dipartimento delle libertà civili ed il Presidente della Commissione nazionale per il riconoscimento dello status di rifugiato politico. L’obiettivo, ed anche la speranza degli immigrati, è quello di ottenere i permessi umanitari per regolarizzare la loro situazione in Italia. Si tratta per lo più di immigrati provenienti dalla Libia e di altre nazionalità che lavoravano nel Paese al momento della rivoluzione e sono fuggiti.

Catania: due nuovi centri polifunzionali per gli immigrati a Vizzini e San Cono.

Due beni immobili in disuso diventeranno centri polifunzionali per immigrati a Vizzini e San Cono, in provincia di Catania.
I progetti sono stati approvati nell’ambito del Programma operativo nazionale “Sicurezza per lo sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013” del Ministero dell’interno. A Vizzini verrà riqualificato un immobile di proprietà comunale in contrada Albanicchi, con un milione e mezzo di euro messo a disposizione dal programma cofinanziato dall’Unione europea e gestito dal Dipartimento della pubblica sicurezza. Agli immigrati saranno forniti servizi di assistenza amministrativa e disbrigo pratiche, traduzione, consulenza legale e assistenza sociale, sostegno psicologico, mediazione culturale e accompagnamento al lavoro. Previsti anche corsi di formazione gratuiti e semestrali, come assistente agli anziani, giardiniere e mediatore culturale, e corsi di lingua italiana e inglese, francese, spagnola e araba, di educazione civica e alla legalità.
A San Cono, sempre in un edificio comunale, con una spesa di oltre 350mila euro, verranno realizzati una sala informatica, un laboratorio musicale, attività di formazione professionale e linguistica, uno sportello per l’integrazione e l’inclusione socio-lavorativa, un laboratorio di sostegno scolastico per i bambini immigrati.

Lo Stato non può impedire il matrimonio dello straniero solo perché privo del permesso di soggiorno

Con sentenza n. 245 depositata ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 116 del codice civile, come modificato dall’art. 1, comma 15, della legge 15 luglio 2009, n. 94 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica), limitatamente alle parole “nonché un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano”.
Il giudizio di legittimità davanti alla Corte era stato promosso due anni fa dal Tribunale di Catania chiamato a giudicare sul ricorso di una coppia italo/marocchina alla quale il 31 agosto 2009 l’ufficiale dello stato civile aveva negato la celebrazione del matrimonio. Il rifiuto era stato motivato con la mancanza di un “documento attestante la regolarità del permesso di soggiorno del cittadino marocchino”, così come previsto dall’art. 116 cod. civ., come novellato dalla legge n. 94 del 2009 nel frattempo entrata in vigore. Infatti prima di quella modifica lo straniero, intenzionato a contrarre matrimonio in Italia, doveva presentare all’ufficiale dello stato civile solo un nulla osta rilasciato dall’autorità competente del proprio Paese.
Con la sentenza 245 la Corte ha innanzi tutto ricordato che al legislatore italiano è certamente consentito dettare norme, non palesemente irragionevoli e non contrastanti con obblighi internazionali, che regolino l’ingresso e la permanenza di stranieri extracomunitari in Italia. Infatti, ricorda la Consulta, “è certamente vero che la basilare differenza esistente tra il cittadino e lo straniero consistente nella circostanza che, mentre il primo ha con lo Stato un rapporto di solito originario e comunque permanente, il secondo ne ha uno acquisito e generalmente temporaneo, può giustificare un loro diverso trattamento nel godimento di certi diritti, in particolare consentendo l’assoggettamento dello straniero a discipline legislative e amministrative ad hoc, l’individuazione delle quali resta collegata alla ponderazione di svariati interessi pubblici, quali quelli concernenti la sicurezza e la sanità pubblica, l’ordine pubblico, i vincoli di carattere internazionale e la politica nazionale in tema di immigrazione”. Tuttavia, precisa la Corte, i diritti inviolabili, di cui all’art. 2 Cost., spettano “ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani, di talché la condizione giuridica dello straniero non deve essere pertanto considerata – per quanto riguarda la tutela di tali diritti – come causa ammissibile di trattamenti diversificati e peggiorativi”.
Secondo la Corte Costituzionale sebbene la ratio del divieto di contrarre matrimonio per gli stranieri non in regola con le norme sull’ingresso ed il soggiorno (peraltro collegato con le nuove norme sull’acquisto della cittadinanza) sia quella – legittima – di contrastare i matrimoni di comodo, la misura adottata risulta non proporzionata se si tiene conto del sacrificio imposto alla libertà di contrarre matrimonio non solo degli stranieri ma, in definitiva, anche dei cittadini italiani che intendano coniugarsi con i primi. È infatti evidente – nota la Corte – che la limitazione al diritto dello straniero a contrarre matrimonio nel nostro Paese si traduce anche in una compressione del corrispondente diritto del cittadino o della cittadina italiana che tale diritto intende esercitare. Quindi, conclude la Corte, la previsione di una generale preclusione alla celebrazione delle nozze, allorché uno dei nubendi risulti uno straniero non regolarmente presente nel territorio dello Stato, rappresenta uno strumento non idoneo ad assicurare un ragionevole e proporzionato bilanciamento dei diversi interessi coinvolti, specie ove si consideri che il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) già disciplina alcuni istituti volti a contrastare i cosiddetti “matrimoni di comodo”.
La Consulta ha poi ricordato che sul tema del diritto fondamentale al matrimonio si è recentemente pronunciata anche la Corte europea dei diritti dell’uomo intervenuta sulla normativa del Regno Unito in tema di capacità matrimoniale degli stranieri (sentenza 14 dicembre 2010, O’Donoghue and Others v. The United Kingdom). Con questa sentenza la Corte europea ha affermato che il margine di apprezzamento riservato agli Stati non può estendersi fino al punto di introdurre una limitazione generale, automatica e indiscriminata, ad un diritto fondamentale garantito dalla Convenzione. Secondo i giudici di Strasburgo, pertanto, la previsione di un divieto generale, senza che sia prevista alcuna indagine riguardo alla genuinità del matrimonio, è lesiva del diritto di cui all’art. 12 della Convenzione, così come – conclude la Corte Costituzionale – lo è in Italia l’art. 116 del codice civile nel richiedere come condizione ai fini della celebrazione del matrimonio dello straniero la prova della regolarità del soggiorno. Infatti il legislatore italiano – lungi dal rendere più agevole le condizioni per l’accertamento del carattere eventualmente “di comodo” del matrimonio di un cittadino con uno straniero – “ ha dato vita, appunto, ad una generale preclusione a contrarre matrimonio a carico di stranieri extracomunitari non regolarmente soggiornanti nel territorio dello Stato”.

La Commissione Ue presenta l’agenda europea per l’integrazione. Obiettivo: permettere ai migranti la partecipazione a tutti gli aspetti della vita collettiva.

Permettere la piena partecipazione dei migranti a tutti gli aspetti della vita collettiva in Europa. È questo l’obiettivo dell’Agenda europea per l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi presentata dalla Commissione europea.
Secondo il documento, le autorità a tutti i livelli, nazionali e sovranazionali, debbono “assicurarsi che i migranti godano degli stessi diritti e abbiano le stesse responsabilità dei cittadini dell’Ue”. In particolare va tenuta in considerazione che “la discriminazione e il mancato riconoscimento dell’istruzione e dell’esperienza acquisite al di fuori dell’Ue sono alcuni degli ostacoli che pongono i migranti a rischio di disoccupazione, sottoccupazione e sfruttamento”.
L’Agenda sottolinea inoltre che l’integrazione deve iniziare nei luoghi in cui le persone si incontrano ogni giorno (posto di lavoro, scuola, spazi pubblici, ecc.). Le misure volte a rafforzare la partecipazione democratica potrebbero comprendere la formazione e il mentoring, l’agevolazione del voto dei migranti in occasione delle elezioni comunali, la creazione di organismi consultivi locali, regionali e nazionali o anche la promozione dell’imprenditorialità, della creatività e dell’innovazione.
Prioritario anche favorire le competenze linguistiche che “aprono le porte a migliori opportunità di lavoro, favoriscono i contatti sociali e assicurano indipendenza ai migranti”. Un aspetto questo particolarmente importante per le donne immigrate, che altrimenti possono ritrovarsi relativamente isolate. L’Agenda europea per l’integrazione sottolinea che la formazione linguistica e i programmi di accoglienza devono essere accessibili finanziariamente e geograficamente.
Il documento chiede una stretta collaborazione tra i governi nazionali, che rimangono responsabili della definizione delle loro politiche di integrazione, le autorità locali o regionali e gli attori non statali, che spesso sono competenti per l’attuazione concreta delle misure di integrazione. L’Ue sostiene tali misure attraverso i suoi strumenti, e i prossimi finanziamenti dell’Ue potrebbero riguardare in modo più specifico la promozione dell’integrazione a livello locale.
L’Agenda, si legge nel testo, risponde ad una richiesta del programma di Stoccolma, in cui si invitava la Commissione a rafforzare il coordinamento e migliorare gli strumenti e le strutture per lo scambio di conoscenze in materia di integrazione.
Essa si fonda sulla nuova base giuridica introdotta dal trattato di Lisbona per gli incentivi e il sostegno agli interventi degli Stati membri volti a promuovere l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi soggiornanti legalmente, esclusa l’armonizzazione della legislazione.

L’Università di Roma La Sapienza apre lo sportello “Hello” per accogliere gli studenti stranieri.

L’Università di Roma La Sapienza ha inaugurato uno sportello di primo contatto per i giovani stranieri, comunitari e non, che decidono di studiare nella Capitale.
Lo sportello Hello svolgerà un servizio di primo contatto con il pubblico internazionale anche allo scopo di indirizzare le richieste degli utenti verso gli uffici specifici.
In particolare il servizio è gestito da due unità di personale della ripartizione studenti e da 16 borsisti selezionati tra gli studenti, sia extracomunitari sia italiani con un’ottima conoscenza dell’inglese e di almeno di una seconda lingua straniera.
Arabo, persiano, cinese e russo, accanto a inglese, francese, spagnolo, portoghese e tedesco. Queste le lingue che chi lavora allo sportello Hello è pronto a parlare per accogliere gli stranieri in arrivo. Hello rimane aperto dalle ore 9.30 alle 17.00 dal lunedì al venerdì – per contatti hello@uniroma1.it.

Roma: presentata la guida “Filippini in Italia: guida pratica per orientarsi a Roma”.

Mappe della città di Roma, informazioni sui musei, parchi e bellezze artistiche della Città Eterna, ma anche consigli su come trovare lavoro, sulle pratiche per il permesso di soggiorno, sulla richiesta della cittadinanza e sul ricongiungimento familiare. È il contenuto di Filippini in Italia: guida pratica per orientarsi a Roma, una pubblicazione bilingue (italiano/filippino) presentata a Roma il mese scorso e frutto della collaborazione tra l’Asli (Associazione stranieri lavoratori in Italia), l’Ambasciata delle Filippine in Italia, Roma Capitale, Municipio Roma XVI, la Regione Toscana e l’Associazione nazionale italo-filippina Giustizia e Diritto. L’iniziativa parte dal principio della cittadinanza attiva, dalla necessità della consapevolezza di diritti e doveri per favorire l’integrazione della comunità filippina in Italia. Analoghe guide verranno realizzate anche per le città di Firenze, Bologna e Milano. L’obiettivo è quello di farle arrivare anche nelle Filippine per dare a chi ha intenzione di venire nel nostro Paese maggiori informazioni sui principi fondamentali di diritto, storia e geografia, associazionismo, arte e turismo.

“Sparategli! Nuovi schiavi d’Italia”: in un libro le storie di disumanità e indifferenza degli immigrati sfruttati.

Le nigeriane minorenni obbligate a prostituirsi a Castel Volturno, le braccianti romene di Vittoria costrette a prestazioni sessuali dai propri datori di lavoro, gli africani schiavi nelle campagne di Calabria, Lazio, Puglia, Basilicata e i rifugiati somali sotto i cavalcavia di Firenze sono tra i protagonisti di Sparategli! Nuovi schiavi d’Italia (Editori Riuniti), il libro del giornalista fiorentino Jacopo Storni, con prefazione di Ettore Mo.
Il reportage è un viaggio denuncia in Italia alla scoperta delle condizioni più disumane in cui vivono gli immigrati: dai mendicanti resi storpi ai vu cumprà, dai profughi afghani che vivono confinati in inquietanti baraccopoli a Roma ai clochard albanesi, dai rom di Milano agli ospiti dei Cie che scongiurano il rimpatrio, dai carcerati ai facchini-servi delle cooperative della logistica del milanese.
Il viaggio di Storni racconta anche degli indiani bruciati da bande di bulli italiani, dei morti sul lavoro e di quelli uccisi da un raffreddore diventato polmonite fulminante per mancanza di cure. E poi i cadaveri sepolti nel cimitero di Lampedusa, dove avanza il degrado e non ci sono neppure lapidi su cui piangerli. “In questo viaggio di Storni – ha detto Ettore Mo – ho letto cose inimmaginabili. I racconti, documentati in presa diretta, illustrano i disagi e le sofferenze cui sono sottoposti gli immigrati, ma anche le responsabilità del Paese che li ospita”.
Il volume di 330 pagine è un viaggio-denuncia nel Terzo Mondo d’Italia alla scoperta delle condizioni più atroci nelle quali vivono gli immigrati, tra disumanità e indifferenza. L’autore, in questo viaggio durato oltre un anno, si sofferma per giornate intere a raccogliere storie e sentimenti, gioie e dolori, speranze e sbagli di ogni immigrato. Dorme con i migranti nei tuguri, vive i loro drammi, li segue passo passo durante le loro giornate, appuntando puntualmente quello che vocifera l’Italia delle città e dei paesini che li ospitano.

 

Sardegna: 1,2 milioni di euro per il Piano annuale immigrazione. Potenziamento degli sportelli informativi e della mediazione linguistico-culturale.

Interventi coordinati di carattere sociale, culturale ed economico per favorire l’integrazione dei cittadini extracomunitari in Sardegna. Sono gli obiettivi del Piano annuale per l’immigrazione 2011, approvato dalla Consulta regionale presieduta dall’assessore al Lavoro della Regione Sardegna Franco Manca. Dell’organismo, oltre all’assessore Manca, fanno parte le forze economiche e sociali e una rappresentanza del volontariato e delle varie comunità straniere presenti nell’Isola.
“Come per il 2010 – ha spiegato l’assessore Manca – anche per quest’anno le risorse finanziarie a disposizione ammontano a 1 milione 200mila euro, utili a migliorare ulteriormente l’integrazione delle diverse realtà extracomunitarie presenti nella nostra isola, che si conferma sempre più come una terra ospitale, multietnica e capace di garantire servizi primari, come quelli socio-sanitari e dell’istruzione”. Su proposta dell’assessore Manca, la Consulta ha stabilito che 1 milione di euro sia assegnato alle 8 Province, alle quali andranno una quota fissa di 20mila euro ciascuna più una quota variabile in relazione alla percentuale di immigrati nei vari territori.
Tra le priorità individuate, cui dovranno tendere le azioni programmate dalle amministrazioni provinciali, il potenziamento di sportelli informativi, il servizio specialistico di mediazione linguistico culturale, interventi di educazione, integrazione e accompagnamento socio-culturale di dimensione multietnica, rivolti in particolare alle donne e ai minori stranieri presenti in Sardegna. Gli altri 200mila euro, gestiti direttamente dalla Regione, sono destinati all’assegnazione di borse di studio a studenti extracomunitari nei diversi gradi di istruzione (60mila euro) e per progetti innovativi in favore degli extracomunitari presentati dalle associazioni che operano sul territorio.

Test di lingua solo in italiano per gli immigrati che vivono in Alto Adige.

No a un test alternativo in lingua tedesca per il rilascio del permesso di soggiorno agli immigrati. Il Governo, rispondendo a un’interrogazione del deputato delle autonomie Zeller durante il question time alla Camera, ha escluso questa possibilità perché – ha spiegato Elio Vito, ministro dei Rapporti con il Parlamento – il permesso è valido su tutto il territorio nazionale e dunque “è da considerarsi improprio il richiamo alle disposizioni dello Statuto che riconoscono la parificazione italiano-tedesco per tutelare la minoranza italiana di lingua tedesca nella provincia di Bolzano”.
Per il sottosegretario, “nulla esclude che la provincia autonoma di Bolzano per favorire la maggiore integrazione possibile degli stranieri possa organizzare dei percorsi formativi facoltativi di lingua tedesca e accedere ai fondi europei legati a progetti che promuovendo questo tipo di formazione favoriscano la specialità linguistica in quel territorio”.
Su tale questione, il Senato si era espresso in maniera favorevole su un ordine del giorno approvato lo scorso 9 febbraio da Palazzo Madama.
Conseguentemente, il senatore Oskar Peterlini (Svp) aveva sollecitato il ministro dell’Interno Roberto Maroni a una soluzione in via amministrativa, che permettesse all’immigrato la possibilità di scegliere tra italiano e tedesco nel test di lingua, presentando anche un disegno di legge.

Sportello e centro interculturale per gli immigrati

Sarà sottoscritta questo pomeriggio la convenzione fra Amministrazione comunale e alcune associazioni e cooperative locali per la gestione di un centro interculturale e di uno sportello per l’integrazione socio-sanitaria-culturale degli immigrati presenti nel Comune di Altamura. La sede è stata fissata in via Teatro Vecchio n. 2, dove c’è anche lo Sportello Antiracket e Antiusura. Le due diverse attività, secondo quanto dichiarato dal sindaco Mario Stacca, verranno svolte a giorni alterni.

Firmeranno il documento la cooperativa Arché, le associazioni Freedom, Penta Group, Apollonia, Carthage, Polisportiva dilettantistica AltaMurgia e la cooperativa sociale Progetto Uomo. Secondo i dati registrati presso i Servizi Demografici, al 31 dicembre 2010 si contavano nel Comune di Altamura 629 immigrati, 316 maschi e 313 donne.

La Regione Puglia ha inteso destinare al Comune 42.360,18 euro, quota di stanziamento ricevuta dal Ministro per la Solidarietà Sociale a valere sul fondo nazionale per l’Immigrazione 2007 per la realizzazione ed il consolidamento di Centri interculturali già avviati. La somma copre il 70% del costo complessivo del progetto presentato dall’Amministrazione, che ammonta a 60.514,54 euro.

Il 18 marzo 2009 Regione Puglia e Comune di Altamura hanno firmato un Protocollo d’intesa con cui si concordava di portare avanti la sperimentazione del progetto Centro interculturale e sportello per l’integrazione socio-sanitaria-culturale degli immigrati del Comune di Altamura. Con Delibera n. 65 del 7 settembre 2009 la Giunta comunale approvava il Progetto esecutivo, stabilendo anche di assicurare la copertura della spesa necessaria alla sua realizzazione nella misura del 30%, pari a 18.154,36 euro.

Il Comune, come si specifica nella Determina dirigenziale n. 888 del 27 giugno 2011, «assicura la copertura della somma con risorse a carico del proprio bilancio, anche a valere sulle risorse del rispettivo Piano Sociale di Zona, ed assume la titolarità della spesa e la responsabilità della gestione del Centro Interculturale, con integrato lo Sportello per l’Integrazione Socio-Sanitaria-Culturale degli Immigrati».

Lo Sportello ha funzioni e compiti di informazione sui diritti, di formazione ed affiancamento degli operatori sociali e sanitari per la promozione della cultura dell’integrazione organizzativa e professionale in favore degli immigrati, di primo orientamento e accompagnamento dei cittadini stranieri immigrati e dei loro nuclei familiari nell’accesso alla rete dei servizi sociali, sanitari, dell’istruzione, di consulenza tecnica specialistica per supportare i servizi nella costruzione e nella gestione dei progetti personalizzati di intervento.

Il Centro Interculturale per gli immigrati è, invece, un luogo di animazione territoriale, di aggregazione multietnica e di scambio interculturale che assume rilievo come punto di riferimento per l’aggregazione delle persone immigrate e dei loro familiari. Si propone, dunque, come veicolo per informazioni, attività di orientamento e servizi di accompagnamento rispetto alla corretta fruizione dei servizi sociali, sanitari, dell’istruzione e del lavoro, adottandone in piena autonomia le scelte progettuali ed organizzative.

Le associazioni e le cooperative coinvolte, secondo quanto specificato nella convenzione, si impegneranno a svolgere le attività previste nel progetto in collaborazione e attraverso figure professionali quali mediatori culturali, mediatori linguistico-culturali, assistente sociale, assistente legale, operatore di sportello, tutor.